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Abstract

888 Fondamenta


ABSTRACT
    
    
    
Noi Due: Disprezzo
Venezia era come sempre perfetta.
Senza un’incrinatura. Inequivocabile, incantevole.
Eterna nella sua grandezza.
“Quale città unico albergo ai giorni nostri di libertà,
di giustizia, di pace, unico rifugio dei buoni e solo porto
a cui, sbattute per ogni dove dalla tirannia e dalla guerra,
possono riparare a salvezza le navi degli uomini che cercano
di condurre tranquilla la vita: Città ricca d’oro ma più di
nominanza, potente di forze ma più di virtù, sopra saldi
marmi fondata ma sopra più solide basi di civile concordia
ferma ed immobile e, meglio che dal mare ond’è cinta, dalla
prudente sapienza dè $gli suoi munita e fatta sicura” così
la cantava nel lontano passato il poeta. Ora Venezia, senza
più potere né dominio, è una matura bellissima signora
un po’ blasè che ha stile e un connaturato distacco. «C’est
que l’essentiel est la hauteur» direbbe Henry Marie Joseph
Frédéric Expedite Millon de Montherlant. Venezia somiglia
sempre più alle attempate clienti, vestite di sprezzatura
e di sobria eleganza, che frequentano il lussuoso Ca(è Florian
in piazza San Marco. Profumate e con atteggiamento
sorvegliato sorseggiano tè bollente immergendovi i baicoli
o assaporano cioccolata calda con panna, durante le obbligatorie
quattro “ciacole”.

Inconsapevoli della straordinarietà del luogo dove vivevano,
Carla e Marco stavano seduti alla $ne della stretta
calle sui pochi gradini che portavano all’acqua fredda del
canale.
Erano immersi in un silenzio che appariva loro solido.
Fumavano.
Aspiravano profondamente il fumo e lo emettevano lentamente.
Fumavano. Con distacco quasi con indi(erenza
forse senza provare piacere, se non dal guardare il fumo
che saliva, in volute e fragili anelli, nell’aria, uscendo dalla
loro bocca, e dal rito sottinteso a quell’assurda cerimonia.
Fumavano. Come fumavano tutti: al cinema, al ristorante,
sugli autobus, in casa, per strada, in automobile, sui treni,
negli ospedali. Ovunque.
Lui fumava sigarette Alfa. Lei Stop lunghe senza $ltro.
Carla teneva la lunga sigaretta con eleganza e la spegneva
senza consumarla tutta. Marco fumava con determinazione,
forse con disprezzo. Forse solo un atteggiamento.
Il fumo non prevaleva sui sentori veneziani. Troppo forti.
L’odore intenso di legno marcito, mu(a e pietra era
ovunque. A(ascinante, nella sua oscura esalazione. Nel suo
esclusivo modo di raccontare quella Venezia così diversa.
Singolare angolatura, da pochi amata. Non arte spettacolo
piuttosto presenza reale, quasi umana, con il suo sudore
gradevole di città bizzarra che induceva le ragazze che vi
abitavano a una stravaganza dominata dalla “lunarietà”
dell’acqua.
Carla e Marco fumavano.
Non parlavano. Aspiravano il fumo intrecciato all’aria
fredda quasi invernale senza parlare. Lo sguardo assorto e
smarrito nel vuoto vagava senza so(ermarsi su alcuna cosa.
Non vi era niente di particolare da guardare se non il fumo
che emettevano le loro sigarette. Sembrava non vi fosse











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