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La Terra Della Mia Elezione

Praga E' Sul Mare


LA TERRA DELLA MIA ELEZIONE
 
 
Ingeborg Bachmann "La terra della mia Elezione "

La Boemia è sul mare non è una poesia che rivendico, non credo nemmeno di averla scritta io, talvolta non riesco a crederlo, perché se fosse così cancellerei il mio nome e sotto scriverei «Poeta ignoto». È scritta per tutti, da qualcuno che non esiste. E oggi sono felice di averla scritta. Ed è la poesia che difenderò sempre. È rivolta a tutti gli uomini perché si tratta del paese della loro speranza, che non raggiungeranno mai e tuttavia non devono smettere di sperare, altrimenti non possono vivere. Per me rappresenta un dono e io devo soltanto consegnarlo a tutti coloro che non smettono di credere nella loro terra promessa, in quel paese che non raggiungeranno. Sì, non lo raggiungeranno, ma essi non smetteranno di sperare. È la poesia del mio ritorno a casa, non di un ritorno geografico, ma del mio ritorno spirituale, per questo l'ho chiamata La Boemia è sul mare…mi è venuto in mente qualcosa, soltanto una singola frase di Shakespeare, vale a dire «la Boemia è sul mare».( Shakespeare "Il racconto d'inverno "1611 )
Sappiamo che ci fu una vivace polemica fra Shakespeare e un suo contemporaneo fra i più intelligenti, Jonson, che gli aveva rinfacciato di essere incolto, un cattivo poeta, di non sapere nemmeno che la Boemia non è sul mare. Quando sono andata a Praga, ho capito che Shakespeare aveva ragione: la Boemia è sul mare. Questo non è diventato per me quello che volevano gli inglesi, ma qualcosa di ben diverso: era il ritorno a casa. Il ritorno non nel senso immediato della parola, ma in senso più ampio. Per questo, per me, tutto finisce lì. E ciò spiega perché è anche l'ultima poesia che ho scritto. Non ne scriverei mai più un'altra, perché qui è stato detto tutto. E io do ragione a Shakespeare e non al suo grande avversario, il grande sapiente, non Jonson, ma Shakespeare ha ragione, la Boemia è sul mare. E avrà ragione in eterno, perché è il paese nel quale tutti noi speriamo, ma che mai raggiungeremo. Ed è l'unica poesia che leggo volentieri, perché è rivolta agli uomini, a tutti gli uomini, che sperano nel loro paese. È un'utopia, dunque un paese che non esiste affatto, perché la Boemia non è, naturalmente, sul mare e questo lo sappiamo. Eppure è sul mare. Ecco cosa ci tocca davvero, noi speriamo in un paese e questo paese non esiste ancora e questo paese è la Boemia e questo paese è sul mare. Vale a dire è qualcosa di incompatibile. Non per me, perché io ci credo. E io ci credo tanto, per me rappresenta la speranza e l'unico paese che esiste. E la Boemia per me non significa che sono boema, ma tutti, noi tutti siamo boemi e noi tutti speriamo in questo mare e in questo paese. E chi non spera e chi non vive e chi non ama e chi non spera in questo paese per me non è un uomo. E perciò ho scritto:«Venite qui boemi, voi tutti», perché con questo io intendo tutti e la fine è così - ed è l'unica cosa che ancora devo dire: Io confino ancora con una parola e con una terra diversa, io confino ancora, anche se poco, sempre più con tutto, un boemo, un errante, che nulla ha, nulla trattiene, capace ancora soltanto di vedere dal mare, che è controverso, la terra della mia Elezione.

La Boemia è sul mare (Ingeborg Bachmann)
Se qui le case sono verdi, in una casa entro ancora.
Se qui i ponti sono intatti, cammino su un buon suolo.
Se le pene d’amore sono perdute nel tempo, qui io perdo volentieri.
Se non sono io, lo è un altro che vale quanto me.
Se una parola confina con me, la lascio confinare.
Se la Boemia si trova ancora sul mare, credo di nuovo nei mari
e se credo ancora al mare, allora spero nella terra.
Se sono io, lo è ognuno, che è quanto me.
Non voglio più nulla per me. Voglio andare a fondo.
A fondo – cioè al mare, lì ritrovo la Boemia.
Sospinta sul fondo, mi sveglio serena.
Dal profondo ora so e non sono persa.
Venite voi boemi, tutti, marinai, puttane di porto e navi
non ancorate. Non volete essere boemi, illiri, veronesi
e veneziani. Recitate le commedie, fanno ridere
e son nate per piangere. Ed errate cento volte,
come io mi sbagliai e non superai le prove,
eppure le ho superate, l’una o l’altra volta.
Come le ha superate la Boemia, che un bel giorno ebbe la grazia di
trovarsi sul mare e adesso giace sull’acqua.
Io confino ancora con una parola e con un’altra terra,
confino, per quanto poco, sempre più con tutto,
un boemo, errante, che nulla ha e da nulla è trattenuto,
capacitata soltanto dal mare, dalla natura controversa, ad essere terra della mia scelta.















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